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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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Il Paradiso


La Vergine ci parla del Paradiso e ci insegna che il disegno di Dio si compie per ciascuno di noi, non in questa ma nell'altra vita, in Paradiso. È difficile immaginare quale possa essere la vita di un immortale dopo la morte. È certo che l'immortalità è una realtà diversa qualitativamente dalla perpetuità; questa consiste nella continuazione della vita presente nel tempo; l'immortalità non è un vivere sempre, ma soprattutto un vivere diversamente. Non è solo una questione di tempo, ma è compimento di ogni nostro desiderio, di ogni nostra aspirazione, è perfezione totale del nostro essere.

Se fosse una continuazione di questa vita, un'altra vita dopo questa, un altro mondo dopo questo mondo, l'uomo sarebbe condannato ad una perenne incompiutezza e contraddizione tra ciò a cui aspira e ciò che raggiunge. La vita al di là del tempo è diversa da quella nel tempo, anche se permane l'identità della persona: è un modo superiore di esistere.

L'altro mondo non fa parte di questo mondo perché è Dio.
Gesù non fa una trattazione sistematica, teologica della sopravvivenza dell'uomo dopo la morte.

Egli parla dell'uomo e del suo destino nella visione globale della salvezza. L'uomo è salvo il giorno in cui incontra Dio nel suo cammino e lo accoglie nella sua vita in un rapporto di amicizia. Da quel giorno incomincia per l'uomo la vita eterna. Gesù dice: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3).
A chi aderisce a Gesù la vita eterna è già donata, ne porta in sé il germe e la garanzia. Si manifesterà nel suo splendore nel giorno della risurrezione.

Sappiamo che la sopravvivenza consiste nell'essere col Signore.
Al buon ladrone morente accanto a lui, che gli dice: «Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», Gesù risponde: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso» (Lc 23, 42-43).

Noi non sappiamo bene in cosa consista il Paradiso. È più facile dire quello che il Paradiso non è, che dire quello che è. Possiamo sapere qualcosa della vita dei risorti, leggendo nel Vangelo quello che Gesù ha fatto dopo la sua risurrezione, come si è comportato trattando e vivendo con gli apostoli per quaranta giorni. Sappiamo che il Paradiso consiste soprattutto in quel «con me» di Gesù. L'apostolo Paolo dice: «La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil, 3, 20-21).

Il Paradiso è una città, una comunità fatta per noi, una nuova Gerusalemme (Ap 3, 12). È un nuovo universo, composto di nuovi cieli e nuova terra, da dove saranno spariti morte, lutto, dolore e i trionfi apparenti delle forze sataniche che minacciano di stancare la speranza. San Giovanni nell'Apocalisse mostra che Gesù Cristo combatte a fianco dei suoi e la vittoria decisiva è vicina.

Alla fine del libro lo Sposo promette: «Sì, verrò presto!». E la Sposa gli risponde: «Vieni, Signore Gesù» (Ap 22, 20).