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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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Il racconto javista


Il racconto javista (Gn, 2, 4 b-25) si diffonde soprattutto sulla creazione della prima coppia umana e dell’ambiente in cui essa deve vivere.
Dio fa uscire dal suolo l'umidità che lo feconda e vi pianta il giardino di Eden, il paradiso; con la polvere del suolo modella il corpo dell'uomo, poi quello degli animali; dal corpo dell'uomo trae la donna.

Tutto ciò che esiste deriva dall'attività personale di Dio ed il racconto sottolinea il carattere concreto di quest'attività. Dio lavora come un artigiano, secondo un modo umano. Ma la sua opera è di colpo perfetta, non ha bisogno di tentativi, di prove, di sforzo continuato, di perfezionamenti successivi, come avviene per l'opera dell'uomo.

L'uomo è creato per vivere nella felicità, con gli animali e le cose al suo servizio e una donna compagna, altro se stesso. Il peccato introduce il disordine in un mondo che all'origine è buono.
Contrariamente al pregiudizio, ancora duro a scomparire, il lavoro non è una conseguenza del peccato, come si vede dal seguente testo biblico: «11 Signore Iddio prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino, perché lo coltivasse e lo custodisse (Gn 2, 15).

Per comprendere il significato di queste parole, dobbiamo tenere presente l'origine letteraria e la finalità del testo che ci parla del paradiso terrestre. Si tratta di una ricostruzione idealizzata di uno stato mai sperimentato da alcuno, che viene descritto con immagini ed esperienze di un'epoca molto posteriore della storia. Nella descrizione è presente la psicologia del beduino e dei nomadi del deserto, i quali nell'oasi o nel giardino irrigato da acque copiose, vedevano la felicità e la pace.

Il paradiso non è un luogo particolare, una specie di parco cintato, indica tutta la terra. Nella descrizione biblica, più che un luogo, si indica uno stato, un modo di essere e quindi ovunque l'uomo si trovasse prima del peccato, là era il paradiso.
Dall'unione dell'uomo con Dio deriva l'unione dell'uomo con l'universo. D'altra parte, non si vede come si possa pensare ad un luogo particolare ordinato e perfetto, quando la Sacra Scrittura ad ogni opera della creazione ripete: «E Dio vide che era buona».

Sotto un'immagine che appare infantile, vi è una profonda conoscenza della realtà. Il mondo materiale è per l'uomo; è stato creato perché egli ne usi.

L'uomo quindi non vi può essere subordinato. Questa finalità comprende tutta una filosofia dell'economia sociale, che si svilupperà nel giudaismo e nel cristianesimo, difensori della dignità dell'uomo, contro tutte le dottrine che tentavano e ancora oggi tentano di renderlo schiavo.

Dio comanda all'uomo di lavorare in questo mondo materiale, di rendere più bella e confortevole la sua dimora. Dio, volendo associare gli uomini alla sua opera, consegna l'universo nelle loro mani, con il potere di occuparlo e di assoggettarlo (Gn 1, 28).

Dio ha affidato all'uomo l'ambiente in cui vive per renderlo più bello, più abitabile, non per distruggerlo.