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La Famiglia e la Vita umana nel messaggio di Ghiaie

 

 


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L'Eutanasia


Il termine eutanasia significa morte buona o dolce, senza dolore. Con tale parola spesso vengono indicate cose molto diverse tra loro. C'è chi chiede la legalizzazione dell'eutanasia, intendendo di avere solo la possibilità di sfuggire all'accanimento terapeutico. Vuole evitare il rischio di morire isolato dalle persone care, circondato da estranei, attenti non a lui, ma ai vari strumenti scientifici che indicano lo stato del suo corpo.

Tra i medici frequentemente si adopera il termine eutanasia per indicare il rinunciare a insistere in terapie intensive, quando si è accertata la loro inutilità. Anche qui si tratta di rinuncia all'accanimento terapeutico, anche se viene chiamata eutanasia passiva.

Il noto moralista Patrick Verspieren, la definisce così: «L'atto o l'omissione che provoca direttamente la morte del paziente, allo scopo di mettere fine alle sue sofferenze».

Se la morte è causata da un'azione, si ha l'eutanasia attiva. Se la morte è procurata da mancata assistenza, oppure dalla cessazione di interventi capaci di prolungare ancora la vita, si ha l'eutanasia passiva.

Se uno la chiede o dà il suo consenso a chi gliela propone, si ha l'eutanasia volontaria e questa corrisponde ad un suicidio e omicidio insieme, oggi chiamato suicidio assistito.

Se uno ha espresso il suo rifiuto o non ha manifestato alcuna volontà e gli viene praticata a sua insaputa, in questo caso l'eutanasia è un vero omicidio.