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Il nunzio apostolico a Parigi, Angelo Giuseppe Roncalli, forse nel mese di marzo del 1945, in una lettera inviata al vescovo di Bergamo, monsignor A. Bernareggi, così scriveva:
"...Ora poi si aggiunge - da una quindicina di giorni — l'interessamento dei cattolici francesi per i fenomeni delle Ghiaie di Bonate che un articolo de la Croix, traduzione dal giornale religioso Il Rosario di Friburgo, ha incominciato a far conoscere, suscitando l'interessamento più vivo. E coll'articolo è venuto fuori, in luce di grande dignità, il nome di Mons. Bernareggi, della commissione da lui formata per il controllo dei fatti con altre particolarità riuscite nuove anche a me.
A proposito di questi avvenimenti - circa l'apprezzamento dei quali mi rendo ben conto della delicatezza con cui Vostra Eccellenza procede — le dirò che il Santo Padre (Pio XII, n.d.r.) nel colloquio che ebbi il 29 dicembre mi espresse la sua incertezza per il fatto che da tempo non sapeva più nulla, e credeva diminuito il fervore perché erano passati due mesi, anzi ormai 7, senza che la guerra fosse finita.
A me qui farebbe molto piacere disporre di dati certi, seri ed edificanti. Ma non oso troppo chiedere a Vostra Eccellenza. Come ella sa, le Ghiaie mi sono familiari come i colli di Sotto il Monte: e c'è tutta una modesta preistoria degli avvenimenti recenti che tocca la mia adolescenza e la mia giovinezza clericale che io potrò ben richiamare.
La famiglia poi della piccola Adelaide ho motivo di credere che sia del ramo dei Roncalli Maitini provenienti da Sotto il Monte, giusto i miei. La parentela sfuma fra le varie germinazioni: ma il ramo principale è sempre lo stesso. Potrebbe darsi che sia invece dei Roncalli Piretti. Questo del resto conta poco o niente. Ciò che conta sarebbe la realtà delle apparizioni, come mi si dice siano reali i prodigi che amerei però conoscere più in dettaglio.
Se V.E. potesse farmi scrivere da qualcuno in argomento e così da potermi valere dei dati per la pubblicità sui giornali cattolici, "servatis servandis", le sarei proprio grato... aff.mo + Angelo Giuseppe Roncalli n. apost." (v. Pubblicazioni del seminario di Bergamo, Studi e Memorie, Bergamo 1973, p. 105).
Da un' altra lettera inviata da Parigi, il 10 agosto 1946, dallo stesso monsignor Roncalli a don Cesare Vitali, leggiamo:
"Carissimo don Cesare, non mi è possibile accettare l'invito per il 25 agosto, perché fino ai primi di settembre sicuramente non potrò lasciare Parigi. Né mi è lecito prevedere quando potrò partire più tardi. Mi sarebbe certo stato piacevole tornare alle Ghiaie dopo tanto tempo. Quanto alle fiducie ed alle diffidenze circa gli avvenimenti (le apparizioni, n.d.r.) di due anni or sono il meglio è conservare la massima calma e serenità spirituale. Potrete leggere non inutilmente il volumetto stampato a Bergamo da Colombo nel 1868: D. Carlo Tacchi primicerio di Scano: Notizie Storiche delle apparizioni e delle Immagini più celebri di Maria SS. nella città e provincia di Bergamo di Flaminio Cornaro. La zona di rispettoso silenzio che ora avvolge i ricordi che sono nel cuore di molti circa i fatti delle Ghiaie è provvidenziale. Fa onore alla saggezza della Autorità Ecclesiastica: ed è degna di ogni rispetto. Il Signore benedice sempre chi obbedisce. In questo anno cade il centenario della Apparizione della Salette: precisamente il 19 settembre. Io mi recherò colà per il Pontificale del 15 agosto e penserò alle Ghiaie. Storia interessante anche quella de la Salette. Leggetela a vostra istruzione e conforto. Saluto di cuore e benedico voi e le care conoscenze che ancora mi restano alle Ghiaie, dove dall'ottobre 1894 io ebbi buoni impulsi alla devozione alla Madonna di Lourdes ed alla Sacra Famiglia.
Aff.mo + A.G. Roncalli n.a.".
In un' altra lettera inviata da Parigi, il 26 giugno 1948, al vescovo di Bergamo A. Bernareggi, monsignor A.G. Roncalli, tra l'altro scrive:
"Qualche tempo fa lessi su L'Eco la comunicazione circa i fatti delle Ghiaie.
La feci subito pubblicare su La Croix: e tutto il mondo tace. Parmi che la dichiarazione sia stata felicemente stilizzata per salvare la rettitudine di tanta gente che si lasciò e si lascia sospingere in buona fede. Qui invece c'è ben altro. Appena ieri in Lorena si è dovuto organizzare un servizio di 30 poliziotti per obbligare un parroco ad uscire dal presbiterio ed ottemperare agli ordini del vescovo. La cosa non finirà così presto. Per me molta pazienza da esercitare. Far capire a certe teste che bisogna fidarsi e credere alla Chiesa prima ancora che alla Madonna è ben difficile.
Vedo peraltro che i casi delle Ghiaie si moltiplicano anche in Italia. Tempi malati ed anime in pena dappertutto...
Dev.mo e aff.mo + A.G. Roncalli (v. Pubblicazioni del seminario di Bergamo, o.c., pp. 117-120).
Il cardinale Angelo G. Roncalli, da Sotto il Monte, il 10 agosto 1957, nella lettera inviata a Lina Colnago di Bergamo, scrive: "Ottima Signorina, La ringrazio dei suoi cari auguri per il 53° anniversario della mia ordinazione sacerdotale.
Questa mi permise di seguire per parecchio tempo lo spirito di Lei e la sua edificante vita cristiana.
Ora Ella mi dice che abita in Via S. Bernardino, 56, al ricovero...
Per la seconda volta Ella mi tocca sulla vicenda delle Ghiaie. Mi perdoni la brevità della mia risposta su questo punto. Conviene tener conto della delicatezza per un vescovo e più per un Cardinale, benché umile e dappoco come sono io, di metter bocca, senza un compito speciale affidatogli dalla Santa Sede, in una questione che fu giudicata dalla competente Autorità Ecclesiastica diocesana. Vede? Io conosco le Ghiaie e quell'ambiente più che pochi altri, perché ho seguito l'attività del canonico Alessandro Locatelli che insieme col sig. Bonzanni costruì la chiesa dedicandola alla Sacra Famiglia, ma mi sono sempre astenuto dall'occuparmi di quegli avvenimenti: ed una volta che la situazione fu giudicata dalla legittima autorità, mi guardai sempre e mi guarderò bene dall'interloquire.
Crede Lei, buona signorina, che se le apparizioni sono vere, alla Madonna Santa manchino forme e mezzi per farle trionfare? E non posso andare più in là. Mi accontento di dire alla Madonna: "Fate voi, è causa vostra, è causa di bene per molte anime; fate voi". Ma non credo sia giudizioso andare più in là, imponendo il tempo e le circostanze per un intervento celeste. Le unisco qui due immagini che Ella gradirà. L' anno scorso mi sono recato a Fatima, dove predicai a circa 600.000 uditori a vista d'occhio, forse più. Le manderò da Venezia il testo del discorso che però pronunciai in portoghese.
Il Signore la benedica, buona signorina, e dia al suo spirito pace e gaudio. Preghi per me: io continuerò a darle il ricambio. + Angelo Giuseppe Card. Roncalli Patriarca di Venezia (v. La domenica del Popolo, 30 maggio 1976).
Angelo G. Roncalli diventato Papa col nome di Giovanni XXIII, 1'8 luglio 1960, invia una lettera riservata al bergamasco monsignor Giuseppe Battaglia, vescovo di Faenza, in cui scrive:
"Cara Eccellenza, siamo sempre bene uniti di pensiero, di cuore, di preghiera. Circa l'affare Ghiaie comprendete che si ha da cominciare non dal vertice, ma dal piano: e non toccare chi deve pronunciare non la prima ma l'ultima parola. Più che di sostanza, qui devesi tener conto delle circostanze, che vanno studiate e tenute in gran conto. Ciò che vale in "subiecta materia" è la testimonianza della veggente: e la fondatezza di quanto ancora asserisce a 21 anni ed in conformità alla sua prima asserzione a 7 anni: e ritirata in seguito alle minacce, alle paure dell'inferno fattele da qualcuno. Ma pare che insista quel terrore di quelle minacce. Comunque vs. comprenderà che non è pratico, né utile, che la prima mossa per una revisione venga dal sottoscritto a cui spetta il "verbum" per la Congregazione dei Riti, o di altro dicastero, che a suo tempo "faciat verbum cum S.S." ecc. Scusate la semplicità della mia parola, e statemi sempre bene "in laetitia et in benedictione" anche se "dies mali sunt".
Aff.mo Jo. XXIII".
L' atteggiamento di Angelo Giuseppe Roncalli, divenuto poi Giovanni XXIII, rispetto alle apparizioni di Ghiaie, va dalla fiducia in una conclusione positiva degli avvenimenti del maggio 1944 (prima lettera), ad una attesa prudente del giudizio dell'autorità ecclesiastica (seconda lettera), all'accettazione del non consta mostrando un giudizio negativo sui fatti del 1944 (terza lettera), ad una riconsiderazione in senso positivo della vicenda (quarta lettera), all'aperta convinzione della verità delle appari-zioni (quinta lettera).
Quindi non si può affermare che monsignor Angelo Giueppe Roncalli abbia sempre avuto un giudizio negativo sui fatti di Ghiaie e lo abbia mantenuto anche da Papa, come si è scritto nel periodico La Vita Diocesana di Bergamo, nel novembre del 1976, pp. 439-440.
Il periodico, riportata la lettera che il nunzio apostolico a Parigi, monsignor Roncalli ha scritto il 26 giugno 1948 (la terza), così commenta:
"Questo giudizio non venne riformato durante il periodo del pontificato, come si rileva da chiara documentazione esistente".
La suddetta lettera non è stata l'unica che Monsignor Roncalli ha scritto con riferimento ai fatti di Ghiaie mentre era nunzio apostolico a Parigi, né la stessa si può portare come prova per sostenere che il giudizio dato allora rimase immutato.
Quella lettera manifesta solo il giudizio dato sui fatti di Ghiaie, dal nunzio apostolico monsignor Roncalli, nel 1948. Per provare che quel giudizio rimase immutato si dovevano pubblicare quei documenti che pure si dicono esistenti. Invece ci sono le lettere (quarta e quinta) da me pubblicate, che dimostrano che Angelo Giuseppe Roncalli, da cardinale e soprattutto da Papa, credeva autentiche le apparizioni di Ghiaie.
Si è tentato di ridurre il valore della lettera del Papa Giovanni XXIII, e addirittura si è detto che non era sua. Monsignor Giuseppe Battaglia si sentì in dovere, il primo novembre 1977, di rilasciare, sull'autenticità della lettera, una dichiarazione scritta che riporto di seguito:
"Il sottoscritto Mons. Giuseppe Battaglia dichiara, al fine di garantire l'autenticità della lettera datata l'8-VII-1960 di S.S. Papa Giovanni XXIII, di avere ceduto fotocopia della stessa al sig. Prof. Walter De Giuseppe, Presidente Fondatore dell'Associazione di Ricerche Storiche di Bonate '44 con residenza in via C. Carsana 22, Ghiaie di Bonate.
Detta lettera che è stata pubblicata su quotidiani e settimanali col mio consenso, fu da S. Santità Papa Giovanni XXIII inviata al sottoscritto e garantisco, tranquilla coscienza, l'autenticità della stessa. Papa Giovanni credeva all'apparizione della Madonna alle Ghiaie di Bonate, e che la bambina fu costretta a rinnegare con le minacce dell'inferno.
L'originale di detta lettera si trova presso il sottoscritto. In fede. Giuseppe Battaglia, vescovo".
N.B.: il sottoscritto è lieto di dichiarare che, dopo aver sentito a Faenza — ove nel '45 venne a lavorare nel nostro Duomo - e anche a Bergamo - quell'ottimo cristiano e artista Prof. Galizzi, che ebbe a trattare a lungo con la bambina Adelaide per il bel quadro della Madonna da lui dipinto, non ha mai avuto dubbi sulla realtà della apparizione della Madonna alle Ghiaie. G.B.
Don Attilio Goggi scrive:
"Non si creda che Papa Giovanni si sia limitato a scrivere quella lettera. Il padre Raschi mi ha precisato che al Papa furono offerte alcune copie del suo libro "Questa è Bonate" rilegate in pelle rossa e una in pelle bianca riservata a lui. Secondo un'informazione del vescovo mons. Obert questa copia il Papa stesso l'ha poi inviata al Santo Ufficio con il seguente autografo: "Deponiamo presso il nostro Supremo Tribunale del Santo Ufficio il libro "Questa è Bonate" scritto dal rev.do p. Bonaventura Raschi dei Frati Minori Conventuali come testimonio dei fatti là avvenuti, che, se sono veri, come Noi li crediamo, altro non si potrà fare che lasciar libero culto all'Apparizione della Santa Vergine delle Ghiaie".
Questo testo, che già conoscevo, il padre Raschi me lo ha citato a memoria assicurandomi della sua effettiva esistenza" (v. Sarò riconosciuta, Apostolato Mariano, Milano 1983, p. 153).
Vi è un altro documento che ci fa conoscere il pensiero del Papa Giovanni XXIII, sulle apparizioni di Ghiaie: la lettera inviata dal padre Antonio Lozza, missionario del P.I.M.E. di Milano, il 5 ottobre 1977, a don Italo Duci.
Padre Antonio Lozza scrive:
"Rev. Sig. Parroco, sono un missionario anziano del P.I.M.E., degente in questa nostra casa di riposo. Mi è arrivato in questi giorni un ritaglio di giornale che, dato lo stile laicista, non è L'Eco di Bergamo. Tratta delle apparizioni della Beata Vergine alle Ghiaie, auspicandone la ripresa del processo. L'avrà ricevuto anche lei. Per conto mio, non me ne ero mai interessato.
Nel 1949, l'obbedienza mi fece assistente della nostra chiesa di S. Francesco Saverio a Milano, frequentata anche dalla signorina Ersilia Galli professoressa di pianoforte, alla quale monsignor Bernareggi aveva affidato la piccola Adelaide. Questa, trovandosi finalmente tranquilla, cominciò spontaneamente a raccontare le sue vicende: ogni sera dopo il brano ascoltato, la Galli metteva tutto in iscritto; dopo due mesi ella mi consegnò trenta pagine dattilografate da consegnare al vescovo di Bergamo. Senza disturbare S. E. io affidai il plico al cancelliere della Curia ...e stop.
Nel 1960, trovandomi a Roma, ebbi un'udienza da Papa Giovanni, già mio professore di apologetica nel Seminario di Bergamo (1907-1910). Ebbi da lui confidenze circa l'affare di Adelaide e proposte per una ripresa del processo. Io tenni sempre tutto segreto pensando che non c'era "nulla da fare" dopo il decreto negativo del vescovo, tanto meno per un estraneo alla diocesi. Ebbene? Ora che il tema torna di attualità sui giornali, io le chiedo un consiglio: devo mantenere il mio segreto? O è meglio che dia relazione di quanto sopra detto a L'Eco di Bergamo, o piuttosto mi rivolga al nuovo vescovo direttamente o tramite il cappellano della Madonna, il benemerito parroco delle Ghiaie?
Resto in attesa di un cenno per regolarmi...Grazie infinite. E la Vergine Santissima la benedica largamente.
Lecco, via M. Sabotino, 1, 5 ottobre 1977, sac. Antonio Lozza"
Dalla lettera risulta che il Papa Giovanni XXIII non solo credeva alle apparizioni di Ghiaie, ma dava suggerimenti per la ripresa del processo canonico, come si rileva nella lettera inviata a monsignor Giuseppe Battaglia, proprio nel 1960.
Dopo la digressione storico-religiosa, torno a parlare del luogo e del tempo che videro gli avvenimenti del maggio 1944.