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Regina della Famiglia

Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant'anni dopo

 




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PROBLEMI E DIFFICOLTA'


I primi giorni delle apparizioni

nel racconto di don I. Duci

 

Credo sia molto importante per una migliore conoscenza della storia delle apparizioni, riportare alcune pagine del diario di don Italo Duci.

Egli scrive:

"Verso la fine di aprile del 1944, invitai gli aspiranti per le lezioni di catechismo in preparazione alla gara di cultura religiosa diocesana. Mi costò sangue perché volli ad ogni costo far partecipare anche gli aspiranti della contrada del Torchio sempre assenti. Per riuscire allo scopo, dietro autorizzazione del sig. Parroco, mi portai io stesso al Torchio per una ventina di giorni. Raccolsi gli aspiranti del Torchio e della Cascina in un locale adibito a ripostiglio della famiglia Caccia. Il tentativo andò bene.

Ogni giorno alle ore 16 io ero là ed era bello vedere le mamme al mio arrivo, muoversi leste per chiamare i loro figli ancora per i campi. Le lezioni procedevano a meraviglia e con un po' di fatica anche quelli del Torchio poterono giungere al traguardo, portarsi a Ponte davanti al Vicario per l'esame. (L'argomento delle lezioni era: Il Credo, Corso di cultura religiosa per aspiranti per l'anno 1943-1944). Non parlai perciò né di Fatima, né di apparizioni, ma svolsi le pure lezioni di programma.

Proprio in uno dei quei giorni e precisamente nei primi di maggio, dopo la solita lezione, un bambino mi disse: "L'Annunciata desidera che benedica la sua Madonna su per le scale, dove alla sera ci raccogliamo a pregare".

Accolsi l'invito e andai. Salii per le scale e sul pianerottolo benedissi l'immagine. Era un quadretto, o meglio un semplice cartoncino con l'immagine della Madonna di Lourdes. Vidi in fondo alla scala un folto numero di piccoli, fra cui mi è stato detto poi, vi era anche Adelaide.

In seguito mi è stato detto che Adelaide il giorno 13 maggio era andata a raccogliere fiori proprio per portargli davanti a questa Madonna.

Passò poco tempo da questa mia andata al Torchio che corsero in paese le voci delle apparizioni. Quelli del paese presero la notizia con un senso di ilarità e dicevano: "Sì, la Madonna verrà proprio al Torchio così selvatico tanto che il curato ha dovuto andare a far la dottrina ai ragazzi perché non venivano".

Per il giorno 14 maggio avevo accettato l'impegno di un convegno aspiranti lavoratori a Ponte S. Pietro. Giunsi a casa per mezzogiorno, stanco ma contento, perché il convegno era riuscito bene. Mentre così stanco pranzavo, dentro di me pensavo: finirà maggio e nelle prime settimane di giugno prenderò qualche giorno di riposo, perché non ne posso proprio più.

Dopo pranzo attesi ai soliti doveri ed alle ore 17,30 in punto mi recai all'oratorio femminile per ultimare la spiegazione delle lezioni della gara di cultura religiosa. Il tema di quell' anno erano: I comandamenti e i precetti. Per strada mi incontrai col Parroco, pure diretto all'oratorio, per avvisare le ragazze di un ritiro che avrebbe dovuto aver luogo domenica 21. Appena entrati fummo spettatori di un fermento insolito tra le ragazze.

Queste rivolte al parroco: "Signor parroco, c'è qui una che dice d'aver visto la Madonna ieri sera e le ha detto di andare ancora. La bambina fu presentata al parroco. Aveva la testa bassa e dalla fisionomia subito si capì che era della famiglia Roncalli.

Si domandò alla bambina:

- È proprio la Madonna? Va là che tu dici delle bugie.

- No, era la Madonna.

La bambina domandò di uscire perché la Madonna le aveva detto di andare alle ore sei.

Disse una suora:

- La lasci andare, signor Parroco, vuol dire che faremo una grande risata. E così dicendo aprì la porta e Adelaide con una o due bambine uscì di corsa.

La suora le gridò:

- Prima di andare là fai merenda, se no vedrai anche il Sacro Cuore.

Il parroco diede i suoi avvisi e se ne andò ed io tra l'ilarità ed insieme l'ansia delle ragazze svolsi la mia lezione di catechismo.

Quella sera tornai a casa quasi indispettito, perché avrei preferito che la bambina non uscisse dall'oratorio innanzi tempo e poi perché temevo avessero a succedere delle pantomime. Alla sera della domenica, dopo il Rosario, sentii i ragazzi dire che Adelaide aveva visto ancora la Madonna. Non vi detti importanza, anzi dissi che poteva essere anche il demonio. E così dicevo anche alla gente, tanto più che in quei giorni, L'Italia di Milano portava la storia delle false visionarie di Udine...

Dentro di me incomincio a pensare: la cosa diventa un po' lunga. E se fosse vero? E se non fosse vero? Che fare, che dire? Cominciai ad agitarmi e ad essere inquieto, fino al punto di passare varie notti insonni. In quei giorni senza dir nulla alla gente, cominciammo a celebrare Sante Messe e a far preghiere speciali alla Madonna perché facesse chiaro.

Il lunedì, come di solito, andai a Bergamo alla scuola Ceciliana, ma non ne feci parola con nessuno. Lunedì sera sento che la bambina ha visto ancora la Madonna. Sta volta sono già presenti alcuni curiosi. La voce cominciò a spargersi in paese e soprattutto nello stabilimento e così nelle sere seguenti vi parteciparono anche forestieri. Le operaie uscendo dal lavoro alle ore 17,30, correvano direttamente al Torchio. Vidi passare parecchie anche forestiere venute d'altri paesi. Vidi anche qualche gruppo di soldati provenienti da Ponte.

Mercoledì mi recai di nuovo a Bergamo ed incontrato il Rev.mo Don Piccardi gli narrai ciò che da giorni avveniva, a titolo di cronaca. Restò impressionato. Gli dissi ciò che avevo sentito dalla gente la sera prima e cioè che la bambina aveva detto che aveva una cosa da dire al vescovo.

Martedì o mercoledì mattina il parroco fece venire in casa la bambina per sentire cosa diceva. Dopo la feci venire anche da me per interrogarla e tentare se mi era possibile di mettere in scritto di preciso tutto ciò che diceva, ma non mi fu possibile; da sola non volle entrare nel mio studio, ma volle con sé la cugina Maria. Cominciai a dirle: "Non è vero che vedi la Madonna, non contarmi delle bugie perché vai all'inferno. È poco la prigione in confronto dell'inferno". Volevo sapere in fila la storia delle apparizioni, ma in fila non si ricordava. Mi sembra anche di aver udito come era vestita la Madonna, come portava il Bambino, ecc., di pregare e fare penitenza perché tra due mesi sarebbe finita la guerra; che domenica avrebbe fatto il miracolo.

Chiesi:

- Quale miracolo?

Rispose di non saperlo.

- Ti ha detto di fare una chiesa?

- No.

- Non hai domandato chi è?

- No.

- Potrebbe essere anche il diavolo.

Rispose: - No.

Dissi: - Prendi l'acqua benedetta e gettagliela addosso. A questa proposta si mise a ridere.

- T' avrà detto che la guerra finirà tra due anni, non due mesi.

- No, due mesi. Infine le dissi alcune cose da dire alla Madonna, ma non ne potei sapere mai nulla.Disse che si era dimenticata.

Don Italo Duci più tardi, cioè il 14 febbraio 1946, inviò a monsignor Magoni, segretario della commissione teologica, la seguente dichiarazione:

"Reverendissimo Sig. Canonico, dopo l'interrogatorio sostenuto davanti alla Ven. Commissione, fu mio dovere accertare alcune delle mie dichiarazioni lasciate in sospeso. Le posso perciò riferire con certezza che fu nel maggio del 1943 che si parlò di Fatima. In secondo luogo le posso accertare ancora che nel maggio del 1944, non si parlò di Fatima, "ma delle Massime".

Conservo ancora il quaderno con gli appunti. Il Parroco tenne il sermoncino sino al giorno otto. Io iniziai il giorno otto maggio. Le posso dire anche l'argomento: 8 Il tempo; 9 Peccato mortale; 10 La morte; 11 Giudizio finale; 12 L'inferno; 13 Del numero dei reprobi; 14 (Domenica) solo benedizione senza sermoncino; 15 Non trovo scritto nulla; 16 Lo scandalo.

Dal 16 in avanti non trovo scritto più nulla. Ad ogni modo o non si è parlato od anche se si è parlato, non si è parlato né di Fatima, né delle presunte apparizioni delle Ghiaie. In terzo luogo le posso accertare che il dramma di Fatima è stato rappresentato solo nel dicembre del 1943 e precisamente nella festa della Immacolata".

Il Locatelli scrive ancora:

"La cosa è assai significativa. Ma vi è di peggio, di molto peggio per il parroco: di fronte a precisa domanda se nella sua parrocchia fosse stato rappresentato il dramma di Fatima, risponde categoricamente no, mai! Messo alle strette da testimonianze inoppugnabili cerca di nuovo di nascondere la verità e dice: "Sì, ma però Adelaide non era presente". Che invece la bambina fosse presente alla rappresentazione risulta, tra l'altro, da dichiarazioni della stessa fatte sia a don Spada per l'Eco di Bergamo, sia al parroco di Bonate Sopra don Paleni, come si vedrà subito. La stessa linea di netta negazione della rappresentazione seguita dal parroco è adottata dalla cugina di Adelaide, Roncalli Maria che come vedremo ha le prime responsabilità nei fatti ed è la ninfa Egeria di Adelaide. Il mattino 19 maggio 1944, il rev. don Paleni chiedeva ad Adelaide se fosse stata presente alla rappresentazione. Pronta la cugina risponde negativamente, ma la piccola voltandosi alla cugina risponde: "sì, invece sì, sì".

Questo silenzio creato ad arte, mantenuto con la menzogna su di un fatto compiuto alla luce del sole, colla presenza di un folto pubblico femminile, getta luce fosca su tutto quanto in seguito è avvenuto alle Ghiaie. Vediamone ora l'ambiente.

Dai primi giorni delle apparizioni in seguito, esso appare dominato da due preoccupazioni: tenere la piccola sotto il suo più rigoroso controllo; mettere l' autorità di fronte al fatto compiuto, spingendo avanti le cose. Chiunque si fosse presentato con la onesta intenzione di voler conoscer la verità trovava la porta chiusa ed era guardato con diffidenza da quanti col parroco avevano il mestolo in mano. Interessante in proposito la testimonianza di don Paleni, don Mapelli che già conoscete dalla relazione che quest'ultimo vi spediva in data 29 agosto 1944 e don Bianchi. Molto istruttivo sopra questo punto è il dialogo tra il parroco delle Ghiaie ed il padre Lini. Dopo che il parroco aveva raccontato la storia della prima apparizione, racconto cui vedremo subito, padre Lini entusiasta rispose: "Questa sera vengo anch'io a vedere. "Ma non si vede nulla, oppone il parroco, "Noi non vediamo, solamente la piccina vede". Il padre risponde: "Se non sono degno di vedere la Madonna vedrò la bambina in estasi... sentirò... il soprannaturale lo si sente... è impossibile essere vicini, così vicini alla Madonna e non sentire la sua presenza". Il parroco: "Venga domenica, così avrà modo di assistere al grande miracolo". Il padre: "Non domenica, ma oggi". Di fatti la stessa sera il padre era alle Ghiaie, e come non ostante la sorveglianza abbia potuto mettersi a contatto colla bimba sul luogo delle apparizioni, e mettersi in grado di dare una relazione oggettiva, e direi sperimentale, è cosa che riguarda lui. Infatti avvicinarsi alla bimba era cosa difficilissima, e pressoché impossibile parlare con essa, senza che ci fosse presente la cugina Maria, la quale aveva un assoluto controllo della bimba, come si vedrà più avanti a proposito del segreto. Essa rispondeva per la piccola, essa suggeriva le risposte, la correggeva ed anche la minacciava di schiaffi se nel rispondere accennasse ad allontanarsi dalla linea da essa cugina tracciata alla piccola.

Tolta dall'ambiente di famiglia, Adelaide è collocata presso le Orsoline di Gandino, e la sorveglianza diviene più rigorosa. Nessuno la può vedere, nessuno può parlarle, voi solo la potete vedere, interrogare, studiare, e se vi è necessità di perizie queste si compiono nella cerchia dei vostri amici. Risulta a lutti delle vostre numerose visite a Bergamo, a Gandino, a Somasca e delle vostre lunghe permanenze in detti luoghi, specialmente quando era in vista qualche visita illustre. Sia alle Ghiaie che altrove, l'ambiente che circonda Adelaide appare a tutti angusto, permaloso, sospettoso: questo non è fatto per accaparrarsi la fiducia di quanti, e sono molti, attendono una parola chiarificatrice, anzi ingenera dubbi e sospetti.

Sappiamo tutti che il fuoco che Dio accende brilla di luce viva sull'alto della montagna, e come il roveto ardente brucia e non si consuma; solamente i fuochi fatui vanno captati faticosamente e conservati meticolosamente sub vitro.

Mentre questo avviene attorno ad Adelaide, l'ambiente delle Ghiaie è preso da smania febbrile di far presto, di spingere avanti le cose in modo che, come diceva il parroco, nessuno le potesse più fermare. Piani e progetti di grandiose costruzioni, trattative per acquisto di terreno, e costruzione di cappella; di ricoveri per ammalati; intanto si scrivono lettere per sollecitare l'invio di malati anche da città lontane; si divulgano e si lascia che corrano liberamente le notizie più incredibili e strabilianti; si tirano in campo alti personaggi e se ne inventano lettere probatorie; si fa intervenire la stampa con relazioni piene di retoriche esagerazioni, e tutto questo senza una smentita. In questo turbinio di cose, si crea da vicino e da lontano, la convinzione della apparizione e alle Ghiaie si prega ufficialmente in chiesa in questi termini: "Vergine Santa che vi siete degnata di concederci il privilegio di apparire in questo luogo, ecc.

Si ordinano quadri ad olio rappresentanti fantastiche apparizioni e si presentano come espressioni veridiche di fatti reali (Testi: Mons. Merati; don Francesco Rigamonti di Locate: autori dei quadri Galizzi, Galbier, Passoni; conservo fotografie e schizzo). Perché tanta fretta? Non "in commotione Deus", specialmente quando come in questo caso si vuole prevenire il giudizio della Chiesa e si va contro le tassative disposizioni che ordinano il riserbo perché ogni giudizio è prematuro. Qui non vi è il dito di Dio".

Nel secondo punto della relazione, don Luigi Locatelli, con il suo solito modo di trattare la questione, cioè con superficialità e false accuse, egli vuole dimostrare che i fatti di Ghiaie sono sprovvisti di ogni nota di soprannaturale. Incomincia dicendo che già dalla varietà dei racconti delle apparizioni si vede che non sono attendibili, perché secondo lui, tutti dovrebbero dire parola per parola la stessa narrazione. Cosa che è impossibile; anche nei Vangeli dove si narra uno stesso fatto ci sono delle variazioni; ci sono in un testo dei particolari che non si trovano in un altro. La psicologia umana è fatta così: gli uomini nel descrivere un fatto, cui hanno assistito, non useranno mai gli stessi termini e uno metterà in rilievo un aspetto che l'altro non ha visto o che ha considerato di poca importanza. Nelle circostanze in cui si svolsero le apparizioni di Ghiaie è già un miracolo che la veggente abbia scritto quei diari e che sia venuta a noi una storia di grande valore.

Mi sento pertanto dispensato dal presentare qui il testo della seconda parte della relazione del Locatelli, cosa che avremo modo di conoscere indirettamente dalle varie confutazioni che riporto subito.