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Regina della Famiglia

Storia delle apparizioni a Ghiaie sessant'anni dopo

 




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PROBLEMI E DIFFICOLTA'


L'intervento del Cortesi sui medici

per influenzare in senso negativo

il loro giudizio su Adelaide

 

Dalla lunga descrizione del 31 maggio 1944, ultimo giorno delle apparizioni, cito quanto segue:

" Per le 16 attendevo i medici. Era nostro progetto che tutte le specialità mediche a consulto, esaminassero minutamente la fanciulla prima della visione. Non è colpa nostra se il progetto non fu eseguito che in minima parte.

Arriva Zonca... a vari intervalli arrivano i dottori Zilocchi, Castoldi, Paganoni, Sala, Reggiani e infine la dott. Merli e il dott. Mazzoleni. Discutiamo. Penso che elementi nuovi e interessanti non emergeranno dall'esame organico e neurologico della piccina, patentemente sana, ma, semmai, dallo studio paziente della sua complessa e delicata psicologia. All'uopo comunico all'esimio alienista Zilocchi alcuni dati che meritano attenzione: la piccola assistette con passione alla rappresentazione scenica dei fatti di Fatima: desiderava veder la Madonna e la pregava, anche di notte, che le comparisse: bramava presentarsi sul palcoscenico: l'inizio delle visioni fu segnato da una crisi; noto gli altri dati preoccupanti che offrono l'anamnesi ambientale, familiare e individuale della bimba, la storia e il contenuto delle sue visioni, l'ambiente in cui si svolgono... Tutti elementi che, vedevo bene, in mano a uno psichiatra non possono che incanalare la ricerca verso una soluzione negativa. Il buon dottore apprezzò la mia onestà scientifica. Per la stessa onestà avrei dovuto esporre anche gli aspetti positivi della questione, capaci di bilanciare e di sanare quegli elementi negativi, il che allora non feci. Ond'è che mi crogiolai in un acuto rimorso; peraltro, ero convinto che la soluzione del problema delle Ghiaie non si poteva attendere dall'esame della piccola, ma solo dall'accertamento delle guarigioni cosiddette miracolose, sulle quali, dunque doveva cadere il precipuo interesse della scienza...

Scrive Zilocchi: "Ebbi occasione di vedere assieme a vari colleghi, la Adelaide in un istituto di suore di Bergamo, ove ho proceduto a sommario esame somatico e neurologico... Somaticamente mi parve immune da anormalità. Così anche l'esame neurologico fu negativo. La Roncalli sembrava seccata dagli esami e parve incline al pianto. Né si prestava ad un interrogatorio... Non ho potuto approfondire lo studio psicologico; studio, si comprende, che non poteva essere che ben ponderato e guardingo e solo svolto dopo prolungata osservazione in ambiente adatto, lontano da azioni eterosuggestive..." Zilocchi tenta, con alcune domande, di penetrare nella psicologia di Adelaide. Ma la bimba, ancora agitata dal pianto e dai singulti, non risponde. M'impegno a farla cantare. Con qualche astuzia, la libero dalle crisi di pianto e le faccio narrare — un'altra volta! E chissà per quante volte ancora! — le circostanze della prima apparizione. Zilocchi, lasciandoci, mi consiglia di indagare a fondo quelle circostanze.

Nessun altro medico può visitare la bambina, poiché il tempo destinato al consulto è scaduto... tra i dottori che assistevano la bambina, notai: Zonca e Borroni, a destra; Loglio, indie tro, a sinistra; davanti a sinistra, il prof. Ferdinando Cazzamalli di Como, libero docente di clinica neuropsichiatrica nella R. Università di Roma, presidente dell'Ist. di Metapsichica Ital., il quale offrirà generosamente alla questione delle Ghiaie la sua profonda competenza, studiando la piccina ed esaminando numerosi casi di "miracolati"; Ippolito Pipia e Adolfo Mazzoleni di Bergamo; Vittore Negri, Giuseppe Mastrangelo e il Prof. Rosario Ruggeri, dell'Ospedale psichiatrico di Mombello; fuori del recinto rimasero Zilocchi e Carlo Sala... Quella sera, in qualità di... come dire? delegato vescovile, era con noi anche il Can. Sac. Giovanni Magoni, professore di diritto canonico nel seminario di Bergamo e cancelliere della Ven. Curia..." (v. Storia dei fatti di Ghiaie, pp. 168-173).

Quale sia stata l'onestà scientifica del Cortesi, in quella occasione e non solo, lo dice lui stesso nelle pagine citate.

Egli agì sul dott. Zilocchi prima che questi compisse l'esame somatico e neurologico su Adelaide, trovata dallo stesso dottore normale sotto ogni aspetto. Così intervenne in vario modo, a riguardo dell'esame compiuto da padre Gemelli e dalla sua assistente prof. Agata Sidlauskaitè. I due, il 30 giugno 1944, vanno a Gandino (Bergamo), nel convento delle Suore Orsoline, per compiere il loro esame su Adelaide. Là trovano don Cortesi, il quale ci informa che padre Gemelli partì soddisfatto.

Il Cortesi scrive: "A mons. Bernareggi, incrociato nel ritorno a livello di Nembro, comunicò le sue impressioni: Adelaide è soggetto assolutamente normale, con una forte personalità, buona sociabilità e con un grado mentale superiore di due anni alla sua età cronologica (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, p. 99).

Partito padre Gemelli, la prof. A. Sidlauskaitè resta a Gandino fino al 4 luglio, ospite nello stesso convento, dove si trovava Adelaide, così la può tenere sotto osservazione durante il giorno ed anche nella notte. Padre Gemelli, 1'11 luglio 1944, invia a mons. Bernareggi la sua relazione. In essa, verso la fine, segue "un appunto critico, dove si deplora l'insufficienza delle osservazioni raccolte dai medici che assistettero Adelaide durante le presunte visioni, e la grave decadenza della psicologia e della psichiatria in Italia...", così scrive Cortesi, nella nota a pagina 109 del libro citato, il quale aggiunge: "Soltanto di questo studio era stato incaricato P. Gemelli; al quale perciò avevo comunicato, a puro titolo di saggio, solo due relazioni di medici sullo stato estatico di Adelaide". È questo, se non l'unico, uno dei motivi per cui l'illustre scienziato lamenta l'insufficienza delle osservazioni raccolte dai medici presenti alle apparizioni? Il Cortesi doveva dare a padre Gemelli tutto il materiale già raccolto sulla personalità di Adelaide, essendo egli l'unico incaricato dal vescovo di Bergamo di esaminare la bambina.

Il Cortesi, venuto a conoscenza della relazione di padre Gemelli, ne fa la critica e si angustia, fino a soffrirne fisicamente. Comunica subito le sue riserve e le sue apprensioni al vescovo e alla commissione medica di Bergamo.

Con due lunghe lettere e in due colloqui espone dubbi, chiede chiarificazioni ed aiuto allo stesso padre Gemelli, a vari specialisti e in particolare al prof. Ferdinando Cazzamalli di Como. Ma la sua azione non si ferma qui.

Egli scrive: "Convinto che soltanto una lunga convivenza colla piccina, ben più lunga di 4 giorni avrebbe permesso di sbendare appieno la sua complicata psicologia, arrogandomi un'autorità che non avevo, invitai a Bergamo la dott. Sidlauskaitè. Questa gentilmente accettò e soggiornò presso la fanciulla per molto tempo, a più riprese, in luglio, in agosto, in settembre. Non le nascosi la mia inquietudine (alla quale l'ottima collega, mi ricordo bene, rispondeva sempre così: "Vuoi forse ch'io dica che Adelaide è un'anormale, quando è più normale di...?")".

Dalla lunga critica fatta dal Cortesi allo studio di padre Gemelli, cito il nucleo della teoria dell'inganno. Egli scrive: "Adelaide era capace di "farla a tutti": lo confessava ella stessa con giocosità tracotante. Che l'avesse fatta anche allo specialista? Questi, pensavo, è gravemente fuori centro quando dichiara che tutta la personalità (di Adelaide) si presenta allo psichiatra come dominata dalla spontaneità, dalla semplicità, dalla immediatezza. Sì, la piccina ha tanta intelligenza e tanta furbizia da simulare spesso la spontaneità, ma in verità la seconda faccia della sua anima è terribilmente complessa e anfrattuosa, un nodo di vipere, custodito da sette draghi.

Chi potrà sollevare alquanto il coperchio di quello scrigno, dove stanno isolati e nascosti i ricordi delle visioni, riceverà l'impressione che Adelaide voglia celare un episodio doloroso e vergognoso della sua vita; sospetterà che le apparizioni siano state un'infelice menzogna e che le oscillazioni, i fastidi, gli imbarazzi, palesati dalla fanciulla, quando è costretta a chiacchierare della sua Madonna, siano provocati dallo sforzo estenuante che la bambina deve fare per nascondere il suo fallo all'insidioso indagatore, dal disagio, dal disappunto e dal dispiacere che la bambina deve provare ricordando e ripetendo la grave finzione. Tale sospetto gettava una luce sinistra su tutta la psicologia di Adelaide e velava ai miei occhi quella normalità psichica che il comportamento ordinario della bimba chiaramente manifesta.

Invece il ricercatore (padre Gemelli n.d.r.) s'era astenuto, del resto per buone ragioni e con fine saggezza, dall'esaminare i sentimenti di Adelaide, circa le apparizioni di maggio, perciò disgraziatamente, non aveva potuto penetrare e dissotterrare quell'angolo misterioso della sua anima. A dir vero, l'aveva avvertito, ma ne aveva data un'interpretazione esattamente contraria alla mia, ricavandone un nuovo argomento, non per insinuare, ma per espungere e bocciare l'ipotesi della menzogna" (v. Il problema delle apparizioni di Ghiaie, o.c. pp. 115-116).

Queste pagine, ampiamente già confutate, dispensano da ogni commento.