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Lucia di Fatima dubitò dell'autenticità delle apparizioni, dopo che fu interrogata dal parroco del suo paese, alla presenza della mamma.
Essa scrive: "L'interrogatorio fu molto minuzioso, quasi oserei dire, estenuante. Il reverendo mi fece una piccola avvertenza, perché diceva: "Non mi pare una rivelazione del Cielo. Quando queste cose succedono, di solito il Signore ordina alle anime a cui si rivela di riferire quanto succede ai loro confessori o parroci; ma questa, al contrario, si nasconde il più possibile. Ciò può anche essere un inganno del demonio. Vedremo. Il futuro ci dirà quel che dobbiamo pensarne".
Quanto mi fece soffrire questa riflessione, solo nostro Signore può saperlo, perché solo Lui può penetrare nel nostro intimo. Cominciai allora a dubitare che le manifestazioni fossero del demonio, che cercava con quel mezzo di condurmi alla perdizione. E siccome avevo sentito dire che il demonio porta sempre la guerra e il disordine, cominciai a pensare che, realmente, da quando vedevo quelle cose, non c'era più stata allegria né benessere in casa nostra. Che angoscia ne provavo! Manifestai il mio dubbio ai cugini. Giacinta rispose: "Non è il demonio, no! Il demonio dicono che è molto brutto e che sta sotto terra, nell'inferno; invece quella signora è così bella, e noi l'abbiamo vista salire al cielo!".
Dio si servì di queste parole per dissipare un po' il mio dubbio. Ma, nel corso di quel mese, perdetti l'entusiasmo per la pratica del sacrificio e della mortificazione, ed ero in dubbio se decidermi a dire che avevo mentito, per finirla così del tutto.
Giacinta e Francesco mi dicevano: "Non fare così! Non vedi che proprio adesso tu stai per mentire, e mentire è peccato". Stando io così, ebbi un sogno che aumentò ancor di più le tenebre del mio spirito: vidi il demonio che , ridendo perché mi aveva ingannato, si sforzava di trascinarmi all'inferno... Questo sogno lasciò nel mio spirito una nuvola di vera paura e preoccupazione. L'unico mio sollievo era rimaner sola, in qualche cantuccio solitario, per piangere liberamente. Cominciai a sentir noia perfino della compagnia dei miei cugini e perciò cominciai a schivarmi anche da loro...
Si avvicinava il 13 luglio e io ero in dubbio se andarci ancora o no... Giacinta e Francesco facciano quel che vogliono; io non torno più alla Cova d'Iria. La decisione era presa, e io ben decisa a metterla in pratica" (v. Memorie di Suor Lucia —Vice — Postulazione della beatificazione dei veggenti — Fatima maggio 1980, pp. 68-69).
Lucia, spinta da una forza cui non le era facile resistere, andò il 13 luglio all'appuntamento con la Vergine.
Dopo la lettura di queste pagine delle Memorie di Lucia, viene alla mente una considerazione ovvia; se il solo dubbio avanzato dal parroco sull'origine diabolica delle apparizioni, ha messo in crisi Lucia fino a indurla a chiedersi se fosse il caso di dire che aveva mentito, e a farla decidere di non andare più alla Cova d'Iria, non ci si può meravigliare se Adelaide ha negato di avere visto la Vergine, considerate le condizioni in cui si è trovata, e senza l'aiuto morale che ricevette Lucia dai cugini Giacinta e Francesco.