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Don Cesare Vitali, il 15 gennaio 1947, con un documento inviato alla Curia di Bergamo, così rispose alle accuse mossegli dal Locatelli:
"A riguardo di quanto è detto nella lettera del parroco di Presezzo che direttamente o indirettamente mi riguarda, mi sento di dichiarare:
1. È falso che io abbia negato che nella mia parrocchia si sia rappresentato il dramma di Fatima, perché ciò avvenne 1'8 dicembre 1943; ho piuttosto messo in dubbio che l'avesse visto Adelaide, perché in quel giorno vi erano le donne e non i bambini dell'asilo. Avendo chiesto alle suore se vi era Adelaide, mi fu risposto che era presente all'ultima prova fatta la vigilia dell'Immacolata.
2. Non è conforme a verità quanto si dice del dialogo avvenuto fra me e Adelaide e che da me fu riferito nella casa del suddetto parroco di Presezzo il giorno dell'Ascensione in occasione di un funerale. Essendo stato richiesto da alcuni sacerdoti di ciò che succedeva alle Ghiaie circa le pretese apparizioni, ho detto che io sul posto non ero mai andato per prudenza e poi perché non credevo a quello che mi si diceva, e mi limitai a riferire quanto avevo sentito da alcune persone e quello che aveva risposto Adelaide ad alcune mie domande, e che io le avevo proibito di andare sul posto ove diceva di aver visto la Madonna.
Circa queste osservazioni ho già risposto qualche cosa fino dai primi mesi anche a Sua Ecc. Mons. Vescovo, per una lettera ch'era giunta nelle sue mani, perché censurata, scritta dal sac. D. Carlo Locatelli (ora defunto) al parroco di Madone D. Bianchi.
3. Il motivo per il quale ho creduto bene di portare via dall'ambiente Adelaide è stato per sottrarla all'indiscrezione dei visitatori e perché doveva prepararsi alla Prima Comunione, e ciò avvenne col consenso del vescovo il 23 maggio.
4. Falso pure che i desiderosi della verità (?) trovassero le porte chiuse. Se una volta a D. Paleni e D. Bianchi, non ho potuto rispondere, è stato perché erano venuti in sacristia, dove mi trovavo già vestito per la Messa e dovevo uscire a celebrare perché erano le otto. Ho però chiamato il curato e hanno parlato con lui. Altra volta D. Paleni e D. Mapelli venuti in casa mia dopo le 23 non li ho trattati con quella cordialità che mi era abituale (non già però sgarbatamente) perché ero stanchissimo dopo una giornata di lavoro non indifferente.
5. Non corrisponde a verità che io abbia detto: "Vergine S:S: che vi siete degnata di concederci il privilegio di apparire in questo luogo ecc., perché io ho detto una preghiera che si trova sopra un libriccino di devozione della Madonna di Lourdes, e che si legge e che si leggeva ogniqualvolta si voleva pre gare per i devoti per ottenere qualche grazia. Basta leggere l'orazione che si trova sul libriccino per convincersi. A questo riguardo ha già fatto una contro dichiarazione D. Rigamonti indicato come teste da quel di Presezzo.
6. A riguardo dei due mesi famosi, al termine dei quali sarebbe venuta la pace non ho riferito che quel che mi aveva detto il Prof. Cortesi ed altri al ritorno dal luogo delle apparizioni e che da tutti veniva riferito senza commenti.
Dichiaro pure che io non ho mai né procurato, né provocato né con parole, né con scritti i fatti che son successi, come si vuole insinuare nella predetta lettera; quello che ho fatto è sempre stato fatto con l'approvazione e col consiglio del mio veneratissimo superiore Mons. Vescovo, al quale tutto riferivo e in tutto ero ossequiente.
A conclusione ci tengo a dichiarare che la detta lettera è tutta infarcita di falsità, e che tutte le volte che per necessità l'ho letta, mi ha fatto star male nel vedere il malanimo che purtroppo il collega ed altri hanno verso di me, che dopo tutto credo di non meritare. Ciò per la verità. Con la massima stima Dev.mo D. Cesare Vitali Parroco delle Ghiaie di Bonate".