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Sapevo che Adelaide aveva svolto l'attività di infermiera, per diversi anni, nell'Ospedale maggiore policlinico di Milano.
Per una maggiore conoscenza della Roncalli, il 19 marzo 1988, m'incontrai con Silvana Carrobbio, delle Suore di Maria Bambina, residente in Milano, via S. Sofia, 13, dato che lei pure, per lungo tempo, aveva prestato servizio nello stesso ospedale.
Suor Silvana vide la prima volta Adelaide, quando a 14 anni, mentre era ospite della signorina Ersilia Galli, fu portata al pronto soccorso dell'ospedale maggiore policlinico di Milano, per un attacco di appendicite e operata poi, nello stesso ospedale.
Chiedo alla suora:
- Quale ricordo ha del suo primo incontro con Adelaide?
- Gli occhi... fui colpita da quegli occhi limpidi, puri, luminosi.
Mi tornano alla mente le parole del capitano inglese Peter Cooper, dell'Intelligence Service, dette a don Vittorio Bonomelli: "Quella bambina ha visto come io vedo; mi sembra di vedere riflesso nei suoi occhi quello che ha visto".
Continua suor Silvana:
- Per il resto appariva una ragazza come le altre, senza nulla di appariscente. Sì, era una ragazza buona, semplice. Adelaide non prendeva mai la parola per prima. Solo se interrogata rispondeva. Invece parlava la signorina Galli, ma il discorso non cadeva mai sulle apparizioni.
Dopo alcuni anni suor Silvana incontrò Adelaide, come aiutante infermiera, al pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
Domando ancora alla suora:
- Che cosa può dire di Adelaide infermiera?
- Svolgeva bene il suo lavoro. È sempre stata una persona fine, educata, rispettosa. Adelaide era molto schiva, non parlava della sua vita, in particolare del suo passato. Tutto ciò che so di lei lo conobbi da altre fonti. Aveva un atteggiamento dimesso, semplice. Amava stare nell' anonima( o, passare inosservata. Tuttavia quella figliola lasciava trasparire qualcosa di diverso dalle altre.
Se non ricordo male, so che ogni tanto andava a Torino dal suo direttore spirituale e mi diceva: "Kgb mi crede e mi aiuta".
Adelaide portava con sé una statuetta della Vergine che racchiude tra le mani due colombi. Le chiesi la spiegazione di quell'immagine per me nuova, e lei mi rispose semplicemente: "È il simbolo della Madonna della Famiglia".
Nei momenti di tranquillità, durante i turni di notte, pregavamo insieme il santo Rosario.
- Come pregava Adelaide?
- Pregava devotamente, con fede.
Due anni fa - continua suor Silvana -, incontrai Adelaide davanti alla chiesa di S. Nazaro a Milano. Sono passati molti anni dal primo incontro con lei. Da allora è cambiata: è una donna sposata, ha due figlie. Ma ha conservato la sua semplicità e quegli occhi splendidi che pare riflettano ancora ciò che hanno visto e a noi non è dato di vedere.
Quando giunsi a casa dissi alle suore: "Il Signore oggi mi ha dato una grazia particolare; ho incontrato Adelaide Ron-calli".
- Da quando conosce le apparizioni di Ghiaie, e perché crede nella loro autenticità?
- Dal primo incontro con Adelaide, quando fu operata di appendicite. Da allora ho sempre creduto alla verità delle apparizioni della Vergine della Famiglia.
La conversazione con suor Silvana Carrobbio è finita. In me rimane l'impressione di avere parlato con una religiosa che sotto l'aspetto di una creatura fragile, nasconde una grande forza spirituale. La mia impressione trova la conferma nelle parole di Suor Lina Fumagalli, che l'ebbe per 10 anni superiora negli Istituti clinici di perfezionamento di Milano, e mi dice:
"È una suora saggia, di grande equilibrio, molto stimata, e per la sua profonda vita spirituale è per noi suore un sicuro punto di riferimento".